Che cosa resta negli occhi di chi ha visitato Madrid? I monumenti, i grandi palazzi del potere, le viuzze della città vecchia, ma anche la più straordinaria raccolta di opere pittoriche del mondo. Tutta la città è come un'unica, immensa pinacoteca, che offre a chi la visita un patrimonio iconografico sterminato, accumulato nell'arco di 400 anni.
Madrid ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la pittura, a cominciare da quando il suo primo sovrano residente, Filippo II, appassionato estimatore delle cupe visioni oltremondane di Bosch, volle il prezioso trittico Il Carro del fieno nella propria Cella all'Escorial. Ma già prima di lui l'imperatore Carlo V aveva voluto come pittore di corte Tiziano, da cui fu ritratto. E la tradizione riporta che, una volta che il pennello sfuggì di mano al pittore, l'imperatore stesso, con uno schiaffo all'etichetta, si chinò a raccoglierlo tra lo sconcerto dei cortigiani.
L'amore dei sovrani spagnoli per la pittura sembrò con il tempo diventare una tradizione: Filippo IV volle a corte Diego Velázquez, al quale commissionò numerosi ritratti; e persino Ferdinando VII, un re autoritario e repressivo, si dimostrò critico lungimirante, scegliendosi come pintor de cámara Francisco Goya. Proprio Ferdinando VII decise di trasformare un Museo di Scienze Naturali in pinacoteca, donando personalmente più di trecento opere della propria collezione, che andarono a unirsi alle raccolte di Carlo V e Filippo II. Nacque così nel 1819 il Museo del Prado, una delle maggiori raccolte d'arte del mondo, capace di offrire ai visitatori una carrellata di impressionante completezza sulla pittura europea dal XII secolo all'Ottocento. Tutti i principali autori vi sono rappresentati: gli spagnoli dai Berruguete fino ai Dipinti neri di Goya con un occhio di riguardo a Velázquez, i fiamminghi con Bosch, Brugel e Van Dyck, gli italiani da Botticelli a Caravaggio. E quello che trovate esposto non è che una piccola parte dell'immenso patrimonio del museo, circa 7000 opere.
Ma è fuori dai luoghi istituzionalmente consacrati, che la sensazione di questo speciale rapporto tra Madrid e la pittura si fa più forte. Quando scopriamo che Joaquín Sorolla, impressionista celebre all'inizio del Novecento, ha lasciato il proprio studio-abitazione in dono alla città perché ne facesse un museo, o che il Monasterio de las Descalzas Reales, in cui ancora vivono 26 suore, possiede un tesoro nascosto di dipinti e affreschi; o ancora che nella sede del Banco de España sono esposti i ritratti eseguiti da Goya dei primi sei direttori. E troverete ancora Goya all'Ermita de San Antonio de la Florida, dove dipinse il ciclo di affreschi che gli valse il posto di pittore di corte; nel municipio, per il quale realizzò l'Allegoria di Madrid; al Palacio de Liría, dove ritrasse la duchessa d'Alba; oppure mentre curiosate nella casa-museo del marchese Vega-Inclan, dove tra un cimelio e l'altro vi apparirà il suo San Gregorio.
Il legame di Madrid con la pittura è stato come riaffermato e universalmente riconosciuto nel 1993, quando la Spagna si è assicurata l'esposizione delle collezioni Thyssen-Bornemisza, vincendo una sorta di gara internazionale, cui hanno partecipato contendenti di tutto rispetto, dal principe Carlo alla fondazione Getty, e acquisendo in un colpo solo circa 800 opere di rilievo assoluto. Sono arrivati così altri capolavori del Rinascimento italiano e del Barocco spagnolo, ma anche autori moderni o contemporanei, come gli americani Cole e Hopper e gli espressionisti tedeschi.
Ma lo straordinario viaggio nella pittura che vi ha condotto attraverso Madrid, lungo il cosiddetto Paseo del Arte, non potrebbe dirsi concluso senza una visita al Centro de Arte Reina Sofía, che ospita le collezioni di arte moderna e contemporanea. Qui tra Dalí, Miró e Gris, tra cubisti e Pop Art, vi imbatterete in Guernica di Picasso. L'opera del 1937, eccezionale per dimensioni e importanza, una vera icona dell'arte moderna, è assurta col passare del tempo a emblema dello spirito della Spagna e della lotta per la libertà, assumendo significati universali che trascendono di molto il valore del dipinto in sé. Ma per volontà di Picasso restò esiliata dalla sua patria finché la Spagna, con la morte di Franco nel 1975, non riacquistò la libertà. Solo allora fu donata dall'autore a Madrid. Oggi Guernica, nei grandi e luminosi spazi del Reina Sofía, liberata dai vetri antiproiettile che la ingabbiavano al Casón del Buen Retiro, sembra avere finalmente ritrovato, nel cuore della capitale della pittura, la sua inevitabile collocazione.